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domenica 7 gennaio 2018

#5 Parole o Botte?

Ci sono due atteggiamenti nella vita di tutti i giorni, e per vita di tutti i giorni intendo le campagne di dnd, e sono: DIPLOMAZIA o INTIMIDIRE.
Tutti i personaggi possono essere divisi secondo queste due direttive che fanno il paio con aristotelico&platonico parmigiano&pecorino cochi&renato. Ognuno è alternativamente una sola di queste due cose. 
Ecco.
Il problema di questa sessione è che queste due tendenze sono andate beatamente in conflitto, generando una sana contraddizione tra i personaggi, i png, l'ambiente esterno e il meteo del piano che i pg abitano.
Li abbiamo visti tornare dalla torre nera dei morti con in mano un anello, il loot dell'uomo ragno (ma montato male), e un patto stretto con gli uomini dell'inquisizione.
Li abbiamo visti tornare da Kashkar con la sicurezza baldanzosa di aver portato a termine la prima vera quest. In tutto questo Abulena si era anche ripreso dal colpo che aveva ricevuto alla testa.
Confesso che la linea degli eventi potrebbe essere un po' imprecisa, ma che importa, in fondo era estate e si poteva essere asociali anche in giardino intorno ad un tavolo e solo sentendo di cosa stavamo parlando gli altri ci avrebbero potuto definire 'anormali', 'un po' sfiga' o un qualsiasi altro epiteto ricevuto nel quinquennio del liceo.
Allora, il party è a Cabiria. Si leccano le ferite e rassicurano Kashkar. Che, giustamente, gli dice di riposarsi e di prepararsi per un'altra missione.
Eppure. Eppure gli ingranaggi dell'inquisizione avevano già iniziato a muoversi.
Quindi trasliamoci un attimo perché sta per essere introdotto un altro personaggio che ha giocato un po' con noi e ogni tanto ancora riciccia fuori (ciao Oli).
Una volta che gli inquisitori avevano capito che nel party c'erano due maghi avevano riportato i loro nomi alle autorità.

L'inquisizione funziona come un ufficio disorganizzato, piramidale e malvagissimo. Al solito, le poste italiane al loro peggio. Comunque il nome di Olaf, lo stregone mezz'orco, viaggia attraverso le pianure, passa valichi montani e - lento come un cartolina dalle Terme dei Papi di Viterbo - arriva a destinazione. Dove?
Bhe, a Essenia.
La roccaforte pure.
Il centro nevralgico dell'inquisizione. Città di cagacazzi che pensano solo ai peccati, a bruciare streghe e che scambiano l'autolesionismo per espiazione.
Lì arriva la lettera che contiene il nome Olaf. Contemporaneamente vediamo un lungo corridoio con centinaia di porte, tutte cellette fredde e scomode. Essenia è in mezzo alle montagne e il riscaldamento non viene acceso prima di febbraio. E perché? Perché je piace da soffri'.
In queste cellette c'è un uomo dalla corporatura affilata, i muscoli tesi per l'allenamento e le deprivazioni. Un uomo che sta per essere scelto per il rito di iniziazione.
Cade lenta una neve sottile, cade come cadrebbe la cenere.
Lui viene condotto nel cortile del convento.
Ai quattro angoli ci sono grandi bracieri di ferro. Semisfere dove crepitano le braci.
'Il tuo compito è semplice, accolito. Potrai diventare uno di noi, e ti sarà concesso pronunciare le parole del giuramento solo quando avrai ucciso uno spergiuro, un miscredente e uno stregone di nome Olaf' a parlare è il suo superiore.
'ricorda questo nome, e se lo scorderai lui si ricorderà di te'
Detto questo lo marchiano a fuoco. Sulla pelle bruciata del petto le lettere che compongono la parola Olaf.
Oh, fortuna che almeno ho un nome corto.
La fregatura dell'iniziazione è questa: la ferita non si rimargina fino a che il portatore del nome non giace sotto sei piedi di terra, aka il povero accolito ha un incentivo in più per sbrigarsi e portare a termine il suo compito. Cioè, è molto più difficile questo che prendere la patente con le nuove regole.

Detto questo cosa abbiamo: un fanatico religioso con una ferita che non guarisce che cavalca vorticosamente verso Cabiria.
E intanto il party si sta organizz... no, in realtà manco quello. Però hanno dato ad Abulena l'anello per farselo valutare. Ha detto che ci vorrà qualche giorno.
Belli loro che si fidano così.

Ovviamente riappare il primo inquisitore, affiancato questa volta dal suo accolito che deve nascondere con tutta la forza che ha in corpo il suo desiderio di spanzare Olaf con un cucchiaio.
Purtroppo lasciano il nano alla diplomazia e il diplomatico va a chiudersi in una stanza della taverna.
Ah, giusto, stanno in una taverna. Inaspettatissimo proprio.
La cosa viene gestita malino, come in fondo la gestirei anche io.
Ma alla fine come finisce.
Finisce con uno stallo alla messicana.
Un lungo pugnale affilato sulla gola di Olaf (che è svenuto come una brava signorina di buona famiglia dell'ottocento), dall'altra parte Khazmud, Korghot e Grimgold alle prese con un altro inquisitore. Poi doverosamente fatto rotolare giù per le scale. Fuori dalla porta invece l'altro sgherro con il nome di Olaf tatuato dentro a un cuore.
Finché morte non ci separi.
'Diteci chi vi ha mandato! Ditemelo e il vostro amico avrà salva la vita' dice scuotendo Olaf come se fosse un sacco di patate.
Ecco il dilemma iniziale: diplomazia o intimidazione? E poi, ha senso tradire Kashkar per salvare quel tisico di Olaf?
'Il tempo scorre, ditemi il nome e lui ha salva la vita, altrimenti dovrete spiegare al taverniere perché avete il cadere di uno sporco mezz'orco nella stanza'.

Ve l'avevo detto, è uno stallo alla messicana.
Si può chiudere con uno stallo?
Penso di sì.




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